“ Abbiamo bisogno oggi della dolcezza della Madonna per capire queste cose che Gesù ci chiede. E’ un elenco non facile da vivere: amate i vostri nemici, fate del bene prestate senza sperare nulla, a chi ti percuote sulla guancia offri anche l’altre, a chi ti strappa il mantello non rifiuta re anche la tunica. Sono cose forti. Ma tutto questo, a suo modo è stato vissuto dalla Madonna: la grazia della mansuetudine, la grazia della mitezza.” .Solo contemplando l’umanità sofferente di Gesù – ha ripetuto il pontefice possiamo diventare miti, umili, teneri così come lui. Non c’è altra strada…Questo, ha ribadito, sarà il nostro sforzo, poi “al resto ci pensa lui, e farà tutto quello che manca. Ma tu devi fare questo: nascondere la tua vita in Dio con Cristo. Ed allora per “ essere buoni cristiani è necessario contemplare sempre l’umanità di Gesù e l’umanità sofferente. “ ( Papa Francesco medit. Del 12 sett.2013)
La ricchezza dello Spirito Santo in Maria ha fatto di Lei uno splendore di santità e di carità.
“ Ogni cristiano è chiamato alla santità (cfr. Cost. dogm.Lumen gentium, 39-42; e la santità non consiste anzitutto nel fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire Dio. E’ l’incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia, è avere fiducia nella sua azione che ci permette di vivere nella carità, di fare tutto con gioia ed umiltà, per la gloria di Dio e nel servizio del prossimo. C’è una celebre frase dello scrittore francese Lèon Bloy; negli ultimi momenti della sua vita diceva: - C’è una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi-. Non perdiamo la speranza nella santità, percorriamo tutti questa strada. Vogliamo essere santi? Il Signore ci aspetta tutti , con le braccia aperte: ci aspetta per accompagnarci in questa strada della santità. Viviamo con gioia la nostra fede, lasciamoci amare del Signore…chiediamo questo dono a Dio nella preghiera, per noi e per gli altri.” ( Papa Francesco, ud.generale 8 ott. 2013)
Inno alla Carità
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Commento a 13,4 - 7
L'uomo della Carità
Nella seconda strofa (13,4-7) l'inno descrive la carità, elencandone l'una dopo l'altra, apparentemente senza ordine preciso, le qualità. Sono quattordici o quindici.
La carità è paziente, magnanima, ha la forza di sopportare le ingiurie e di non renderle. E' una qualità di Dio, il quale è "lento alla collera" e ritarda il castigo per dar tempo ai peccatori di convertirsi (Rm 2,4 e 9,22).
La carità è benigna: il vocabolo greco suggerisce l'idea di signorilità, di benevolenza e affabilità. E' l'attitudine di chi aiuta sorridendo, prevenendo, con tatto discreto. Paolo ci ricorda che la carità deve manifestarsi anche nel tratto esteriore.
La carità non è invidiosa: esclude ogni gelosia, perchè la gelosia è grettezza mentre la carità è magnanima; la gelosia è divisione, mentre la carità è comunione.
La carità non si vanta: il vocabolo greco, di non facile comprensione, sembra indicare la "mancanza di misura", alla cui base c'è un atteggiamento di leggerezza e di superficialità. La carità invece è seria, prudente, ha il senso delle proporzioni.
La carità non si gonfia: gonfiarsi indica l'atteggiamento di chi fa sentire il peso del suo gesto e del suo prestigio. L'amore invece si pone a livello degli altri.
La carità non manca di rispetto: il verbo allude al comportamento di chi manca di tatto e quindi ferisce l'animo del prossimo. L'amore invece è attento e rispettoso, sensibile, tiene conto della fragilità del prossimo.
La carità non cerca il suo interresse: possiamo dire che questo è il centro della carità e imita il Cristo che "non cercò di piacere a se stesso" (Rm 15,3). Il diiscepolo di Gesù deve dimenticare se stesso (Fil 2,4; 1 Cor 1,20).
La carità non si adira: non è acida, collerica. L'amore non perde il controllo di sé.
La carità non tiene conto del male ricevuto: l'espressione greca può rivestire diversi significati e tutti, probabilmente, erano presenti nell'animo di Paolo. La carità ha il cuore semplice e candido; non pensa al male, sia nel senso che non lo sospetta negli altri, sia nel senso che non progetta di commetterlo. La carità non tiene conto del male, non gli dà troppopeso, sia nel senso che non giudica il male commesso dal prossimo, sia nel senso che non tiene conto del male che riceve.
La carità non gode dell'ingiustizia ma si compiace della verità; non gode dell'ingiustizia ma ne soffre, e gioisce di ogni verità, dovunque si trovi. E' il contrario dello spirito settario.
La carità tutto copre: non propaga ilmale degli altri, ma lo copre con il suo silenzio e con la sua discrezione.
La carità tutto crede: non che sia credulona, ma la carità è portata a dar credito al prossimo, a priori si fida.
La carità tutto spera: anche quando non si può negare il male, la carità non dispera: spera il bene e il ravvedimento.
La carità tutto sopporta: anche quando le sue speranze sono smentite, la carità non si lamenta delle freddezza e delle ingratitudini, ma le sopporta.
(Don Bruno Maggioni – Il Dio di Paolo pgg. 171-173)
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